La Badante/una storia di fantasmi
Premi:
Premio all’Autore Enrico Maria Salerno XIII edizione.
Ecco la motivazione della Giuria:
Il testo di Laura Forti affronta il tema dello sfruttamento degli extracomunitari nel lavoro domestico, facendone metafora di quella dialettica servo-padrone che cominciavamo a considerare un residuo della cultura ottocentesca e che invece si rinnova, nell’epoca della globalizzazione, con l’assalto di massa al fortilizio del benessere occidentale. L’autrice racconta la convivenza forzta tra un’anziana invalida e tirannica e la sua badante rumena. Irrompe sulla scena la figlia di quest’ultima a destabilizzare un equilibrio già precario. Si instaurano tensioni, angosce e contraddizioni che il dramma scava nel profondo, intrecciando i differenti piani tematici: sociologico, affettivo, psichico. Al centro è il tema della perdita dell’identità di chi, abbandonando le proprie radici territoriali e culturali alla ricerca del benessere, viene condannato a sentirsi straniero ovunque e a perdersi. Memoria e appartenenza si manifestano in forma di spettri che arricchiscono il piano del realismo, spingendo l’opera verso un’inquietudine onirica. La Forti si conferma autrice dal talento ormai maturo e riconosciuto sui palcoscenici europei – meno su quelli nazionali. Il Premio all’Autore le viene assegnato per aver saputo creare tre formidabili personaggi femminili che meritano l’interpretazione di tre grandi attrici.
Personaggi:
La Signora, Svetlana, la badante, detta Caterina, Roxana, sua figlia, detta Cristiana, il Fantasma della figlia della Signora (interpretato dalla stessa attrice di Roxana), il Fantasma della madre di Svetlana (interpretato dalla stessa attrice della Signora).
Sinossi:
Svetlana, detta Caterina, da dieci anni presta servizio come badante dalla Signora. Un legame consolidato nel tempo, fatto di abitudini e cadenzato dallo svolgimento del “programma” di pulizie. Ma un giorno nella casa arriva Roxana, la figlia di Svetlana, incinta. La presenza della ragazza risveglia nelle due donne fantasmi, ricordi e conflitti irrisolti. La Signora ha perduto sua figlia, Silvia, la cui presenza aleggia costantemente, e Svetlana ha dovuto abbandonare la propria madre morente in Romania. La giovane Roxana non è disposta a vivere come la madre, non vuole prendere ordini, le rinfaccia di averla lasciata per inseguire un sogno di ricchezza e reclama il suo diritto ad essere “visibile” e non un fantasma. La storia riflette sul ruolo che gli immigrati hanno nella nostra società e nel nostro immaginario, ma anche sul rapporto madre figlia e, più in generale, sul concetto di amore. La Signora, metafora di un Occidente ingordo, inaridito e incapace di amare chiede costantemente attenzioni e affetto alla sua badante, privandola di un’esistenza propria. Un furto di vita che si rinnova giorno dopo giorno, nel silenzio e nell’’indifferenza degli altri.
Rappresentazioni:
CILE: 23 e 31 agosto 2008, Goethe Institute, Santiago, Cile. Regia di Claudia di Girolamo, VIII Festival de Dramaturgia Europea
AUSTRIA:18. 01. 2010 Theater Drachengasse, Wien Regie Alex Riener.
SPAGNA: Festival Parole di Teatro (València-Italia), Sala Zircó 19/11/2009.
Traduzioni:
spagnolo (La Cuidadora), tedesco.
In due righe:
SIGNORA: Avanti. (Svetlana, riluttante, si fa mettere in bocca la cioccolata.). Siamo uguali noi due. Siamo due madri abbandonate. Non abbiamo più figli, non abbiamo un marito. Il mio è morto, il tuo… sai cosa voglio dire. Io ho te e tu hai me. In fondo io sono stata la tua vera famiglia, lo sai. La tua casa è questa. Tu ne sei parte. Confronta il tempo che sei stata qui, con quello che hai passato là. Sii onesta. E sai perchè? Quella realtà ti era insopportabile. Chi ti può dare torto? Nessuno scappa da qualcosa per niente. Tu li hai voluti lasciare. Non ci possiamo fabbricare dentro di noi l’amore se non lo riceviamo. Le nostre scorte di amore sono esaurite da molto tempo e dobbiamo prenderlo altrove. Possiamo solo rubarlo un po’ agli altri. In fondo abbiamo fatto la stessa cosa. Io l’ho rubato a te e tu a me.
SVETLANA: Che cosa ho rubato io?
SIGNORA: Diciamo che io ho riempito il tuo vuoto e tu il mio. Sono stata la madre che non hai avuto e tu la figlia devota che accompagna la mia vecchiaia. Io ti offrirò sempre un cioccolatino e di te so che mi posso fidare Caterina. Tu mi vestirai quando sarò morta, mentre mio figlio si inventerà un altro viaggio di affari. Tu mi metterai le scarpe che preferisco. Sai quali sono, vero?
SVETLANA: Quelle col cinturino.